• 11/11/2020

Consigli per l’insegnamento della pronuncia: da livello elementare ad avanzato. Parte 2

Dopo aver illustrato alcuni fondamenti della pronuncia nel suo primo articolo, Jennifer Lowe ci presenta altri quattro consigli, questa volta per aiutarci a comprendere le differenze sistematiche tra il modo in cui le parole vengono pronunciate quando sono articolate in maniera controllata, e il modo in cui sono pronunciate quando si parla in maniera spontanea e a velocità più sostenuta.

1. Illustra alcuni meccanismi di connected speech

Nel parlare inglese, gli studenti tendono a inserire una piccola pausa tra una parola e quella successiva; il risultato è che si esprimono in modo quasi robotico. Tuttavia, la lingua parlata è un flusso continuo, con pochissime pause tra le parole. Nel momento in cui lo si fa notare, gli studenti fanno immediatamente uno sforzo per cercare di parlare con una maggiore naturalezza. Il vero miglioramento però, si ha quando iniziano ad acquisire dimestichezza coi meccanismi di connected speech.

I meccanismi di connected speech sono modifiche che avvengono quando gli utilizzatori esperti della lingua parlano velocemente, riducendo, omettendo e collegando sistematicamente i suoni.  Spesso è proprio da attribuire a questi meccanismi se gli studenti hanno difficoltà a comprendere ciò che vien detto quando si parla a velocità naturale. Gli aspetti di connected speech che sembrano interferire maggiormente con la capacità di comprendere l’inglese parlato sono la giuntura, l’assimilazione e l’elisione.  

Giuntura

Nel dire “I scream” /aɪ’skɹiːm/ oppure “ice cream” /ˌaɪsˈkɹiːm/, i fonemi coinvolti sono gli stessi. Alcune lievi differenze di articolazione, l’accento primario, delle piccole pause quasi impercettibili e il contesto normalmente fungono da elementi di disambiguazione per l’utilizzatore esperto, il quale riesce a distinguere le due espressioni, mentre gli utilizzatori meno esperti riscontrano notevoli difficoltà.  

Questo è particolarmente evidente al confine tra parole. Quando una parola termina con una consonante e quella successiva inizia con una vocale, la consonante terminale si pronuncia con maggiore energia e viene così collegata alla vocale iniziale della parola successiva, creando confusione su dove termina una parola e dove inizia l’altra. Di conseguenza, una frase come “I told him off” (l’ho rimproverato) viene spesso percepita dall’orecchio inesperto come “I told he moff”, che -  tradotto letteralmente - corrisponde alla frase senza sensoio ho detto lui moff”. Questo è un fenomeno estremamente diffuso; eccone qualche altro esempio:

not at all                  gli utilizzatori meno esperti sentono tall

I woke up               gli utilizzatori meno esperti sentono cup

look them up        gli utilizzatori meno esperti sentono map (non cogliendo la differenza tra il suono /æ/ in map e il suono /ʌ/ in up)

Chiaramente, quando ci sono in gioco questi meccanismi, frasi anche molto semplici possono diventare incomprensibili.   

Assimilazione

In generale, l’assimilazione è il fenomeno che porta due suoni diversi a fondersi in un unico fonema. Il tipo di assimilazione che gli studenti trovano veramente illuminante è quando /t/ o /d/ sono seguiti dal suono /j/. Nello specifico:

/t/ + /j/ = /tʃ/             e.g. Don’t you /dəʊntʃju:/

(gli utilizzatori meno esperti sentono don’(t) chew, che tradotto significherebbe “non masticare”) 

/d/ + /j/ = /dʒ/          e.g. I told you /aɪ’təʊldʒu:/

(gli utilizzatori meno esperti sentono tall dew, che tradotto significherebbe “alta rugiada”)

Elisione

È molto importante far notare agli studenti che quando si parla a velocità naturale in inglese, molti suoni sono soggetti a elisione; in particolare / t / e / d / spesso non vengono pronunciate quando appaiono in un cluster di consonanti, come in “I can’t come” /aɪ’kɑːn(t)kʌm /. Questo tipo di elisione interferisce spesso con l’abilità dello studente di distinguere tra can/can’t e genera confusione con i verbi e gli aggettivi che terminano in -ed, come in “lock(ed) door” /lɒk(t)dɔ:/

2. Spiega il suono schwa /ə/

Gli studenti saranno incuriositi di scoprire che il suono vocalico più comune nella lingua inglese non corrisponde a nessuna vocale specifica. Infatti, la schwa è il suono vocalico debole che si produce nelle sillabe non accentate, tenendo la lingua in una posizione centrale e rilassata, come nelle parole about, mother, translator, support. Quando gli studenti hanno difficoltà a produrre questo suono, normalmente suggerisco di appoggiarsi allo schienale della sedia in posizione comoda, tenere la bocca molle e rilassata, poi produrre il suono che fanno i musicisti per testare il microfono quando dicono “ə ə prova”. Oltre a essere divertente, questa scenetta li aiuta a ricordare il suono.

3. Insegna la pronuncia forte e la pronuncia debole

Seguendo un principio generale di economia linguistica (i.e. ottenere il miglior risultato con il minore sforzo possibile), la pronuncia di parole grammaticali non accentate solitamente subisce una riduzione fonetica. In base a questo principio, quando si parla a velocità naturale in inglese la lettera “h” tende a non essere aspirata all’inizio del verbo ausiliare have, e neppure nei pronomi personali e nei possessivi (e.g. he-him-his). Ad esempio, la traduzione in inglese di “gliel’ho detto” e “l’ho detto a lui” è “I told him” in entrambi i casi. Tuttavia, la pronuncia del primo esempio contenente il pronome atono è /aɪ ‘təʊldɪm/, mentre la pronuncia del secondo esempio col pronome tonico è /aɪ təʊld ‘hɪm/. Infine, le vocali all’interno di articoli, preposizioni, congiunzioni e ausiliari non accentati solitamente vengono ridotte e pronunciate come una schwa.

4. Rendi la pronuncia “visibile”, soprattutto quando insegni online

Cercare di rendere la pronuncia “visibile” è un principio sempre valido, in quanto gli elementi visivi sono più facili da elaborare e ricordare. Questo risulta particolarmente utile nella didattica a distanza, poiché molte delle sottili differenze tra la pronuncia di una parola e un’altra potrebbero andar perse se non si è fisicamente vicini agli studenti. Come si può render visibile la pronuncia? Quando si insegna in presenza, si possono scrivere le parole sulla lavagna e indicarle con un dito durante la lettura, ma online non è così semplice. Un modo per aggirare questo ostacolo è numerare le parole che si scrivono nella chat:

  1. 1. eyes
  2. 2. ice

Poi si può far riferimento alle parole utilizzando i numeri (la pronuncia della parola 1 è … la pronuncia della parola 2 è….).

E’ importante non limitarsi a leggere le parole ad alta voce ma trascrivere la pronuncia accanto alle parole stesse. Se i vostri studenti non hanno dimestichezza con l’alfabeto fonetico, ma condividono tutti la stessa lingua madre, potete scrivere la pronuncia utilizzando le convenzioni della loro lingua. Assicuratevi di adottare un sistema per distinguere lo spelling dalla pronuncia. Io ad esempio uso il backslash (\) per la pronuncia perché è facile da trovare sulla tastiera, ma potete usare ciò che preferite. I miei studenti sono quasi esclusivamente italiani, quindi se devo spiegare la differenza tra la pronuncia di “advice” e “advise” scrivo:

  1. 1. advice    \advàiss\
  2. 2. advise    \advàiz\

Anche l’accento di parola può essere reso visibile nello scritto, ad esempio scrivendo in maiuscolo la sillaba accentata e suddividendo graficamente le sillabe tramite l’utilizzo del trattino medio (-).

PHO-to-graph
pho-TOG-ra-pher

Segmentare le parole in questo modo ne facilita notevolmente la pronuncia, permette agli studenti di visualizzare la sillaba accentata e li aiuterà a ricordare meglio dove cade l’accento.  

Per concludere...

Insegnare agli studenti un numero di fondamenti di pronuncia accuratamente selezionati li aiuta notevolmente a migliorare la capacità di comprendere la lingua parlata e li aiuta a colmare il divario tra ciò che imparano a scuola e ciò che sentono nel mondo reale.

Autrice: Jennifer J. Lowe - Insegnante e ricercatrice


Jennifer J. Lowe è un’insegnante e ricercatrice, titolare dell’omonima scuola di inglese con sede in provincia di Milano. Fa parte del network di ricercatori freelance del team Corpus Linguistics and ELT Research della Cambridge University Press. Svolge attività di ricerca in linguistica dei corpora, grammatica, semantica e approcci cognitivi nell’insegnamento-apprendimento delle lingue.

Articoli correlati

Se ti è piacuto questo articolo potrebbero essere interessanti anche questi!