• 12/11/2024

Di cosa si è parlato ai Cambridge Day autunnali 2024

Nelle scorse settimane, i Cambridge Day hanno fatto tappa nelle città di Salerno, Roma, Catania, Torino, Venezia e Firenze, offrendo una serie di appuntamenti inedita per intensità e partecipazione, nella ventennale storia dei Cambridge Day. Con circa 1400 insegnanti presenti, l’interesse e l’entusiasmo mostrati verso gli argomenti trattati sono stati straordinari, spaziando dallo sviluppo della collaborazione all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, senza tralasciare il significato profondo dell'insegnamento linguistico. Questa calorosa partecipazione è stata una testimonianza tangibile del valore e dell’impatto dei temi presentati per la comunità di insegnanti d’inglese in Italia.

Eri tra i partecipanti e desideri un breve riassunto o i link alle risorse citate dai nostri relatori? Oppure non hai potuto essere con noi ma vorresti avere un assaggio di ciò che è stato discusso? In ogni caso, sei nel posto giusto! Scopri i contenuti principali di questa edizione dei Cambridge Day e porta con te tutti i consigli più preziosi!

Competenze collaborative: lavorare efficacemente in gruppo

All’inizio della sua sessione, Claire Ross ha evidenziato la forte richiesta di competenze di collaborazione da parte dei datori di lavoro a livello globale e in Italia. Gli studenti necessitano di supporto, istruzioni e feedback per sviluppare questo tipo di competenze, che serviranno loro per lo studio, il lavoro e la vita, parallelamente alle competenze linguistiche in inglese. I quadri di riferimento Cambridge Life Competencies e Employability Skills sono utili per comprendere cosa si intenda per competenze collaborative specifiche e cosa aspettarsi da studenti di età diverse.


Claire Ross durante la sua sessione sulle collaboration skills a Torino

Claire ha poi presentato sette suggerimenti per supportare lo sviluppo delle competenze di collaborazione:

  1. Aumentare la consapevolezza – Chiedi agli studenti di analizzare situazioni in cui i gruppi non lavorano efficacemente insieme, per incoraggiare l’empatia e mettere in evidenza la responsabilità collettiva. Questo può portare alla creazione di un accordo collettivo sulle regole di base del lavoro di gruppo.
  2. Esercitare la collaborazione – Crea opportunità per lavori di coppia e di gruppo in ogni lezione. Non riservarli solo ai progetti!
  3. Criteri di successo – Stabilisci insieme agli studenti due o tre modi semplici per misurare il successo prima di iniziare un'attività di gruppo. Assicurati di includere le competenze di collaborazione nei tuoi criteri, ad esempio: "Tutti contribuiscono".
  4. Linguaggio funzionale – Claire ha presentato modi per far utilizzare agli studenti le frasi utili spesso presenti nei libri di testo. Un punto chiave è sollecitare o insegnare frasi funzionali semplici per aiutare gli studenti a collaborare in inglese. Puoi usare i video dei Cambridge Speaking Test per introdurre queste frasi.
  5. Monitoraggio – Osserva e raccogli prove delle competenze di collaborazione, oltre all’uso della lingua, quando gli studenti lavorano insieme. Claire ha portato come esempio tre attività che rendono visibile la collaborazione e danno agli studenti la responsabilità di coinvolgere tutti i membri del gruppo – ricordi la rete di lana?
  6. Riflessione – Aiuta gli studenti a valutare le proprie competenze di collaborazione attraverso attività riflessive e domande dopo il lavoro di gruppo.
  7. Feedback – Evidenzia e loda la buona collaborazione, e fornisci suggerimenti per migliorare, facendo riferimento ai criteri di successo specifici per l'attività di gruppo.

Per approfondire:

Superare il dibattito su insegnanti madrelingua vs. non madrelingua: l'insegnante come utente esperto dell’inglese

Herbert Puchta ha aperto la sessione sottolineando che la letteratura sul dibattito tra madrelingua e non madrelingua è stata scritta dal punto di vista della linguistica. Citando la famosa frase di Earl Stevick, “Il successo in una classe di lingua straniera dipende meno dai materiali, dalle tecniche e dall’analisi linguistica, e più da ciò che avviene all’interno e tra le persone in aula”, ha spiegato di ritenere più appropriato affrontare l’argomento dal punto di vista della psicologia.

Puchta, nato e cresciuto in Austria e quindi non madrelingua inglese, ha fatto riferimento alla propria esperienza personale per approfondire due fenomeni psicologici.

In primo luogo, il pregiudizio nei confronti degli insegnanti non madrelingua da parte di alcuni membri del pubblico, di alcuni proprietari di scuole private e, a volte, persino di altri insegnanti, e conseguentemente, il senso di inadeguatezza di quegli insegnanti non madrelingua – un fenomeno che in psicologia rientra sotto la definizione di “complesso di inferiorità”. Herbert ha citato una serie di studi che individuano nelle “esperienze personali” (negative) la causa principale di questo complesso di inferiorità. Ha continuato dicendo che la frustrazione è una parte inevitabile del processo di apprendimento linguistico. Dal punto di vista psicologico, la frustrazione può essere vista come un'estremità di un continuum, mentre all'altra estremità c’è la paura – e se quella paura è abbastanza forte, allora parliamo di uno stato interno patologico, la xenoglossofobia. Herbert ha citato uno studio condotto da Boettger e Költzsch (2020), in cui gli autori sottolineano che le persone che soffrono di questa condizione cercano non solo di evitare l'apprendimento delle lingue, ma anche di evitare i parlanti di altre lingue, e se devono parlare inglese in aula si sentono in imbarazzo. La xenoglossofobia può andare di pari passo con stati profondi di ansia, anche depressione, e può essere accompagnata da sintomi fisici come aumento della frequenza cardiaca, respirazione accelerata, mal di stomaco, ecc.

Per discutere la questione se anche i madrelingua possano occasionalmente sentirsi insicuri riguardo alla propria lingua, L1, Herbert ha menzionato sia il fenomeno della sindrome dell'impostore – un fenomeno psicologico in cui individui di alto livello, nonostante la loro evidente competenza, dubitano delle proprie capacità – sia la potenziale mancanza di metalinguaggio relativo alla loro L1, che genera anche incertezze.


Herbert Puchta durante la sua sessione sul 'native-speakerism' a Firenze

Per andare oltre la dicotomia del dibattito madrelingua vs. non madrelingua, Herbert ha suggerito di trovare un terreno comune da cui tutti noi come professionisti possiamo partire insieme. Un terreno comune, ha sottolineato, che ci consenta di celebrare i punti di forza che apportiamo alla nostra professione come individui, piuttosto che come parte di un gruppo definito dall'aver appreso a scuola la lingua che insegniamo, o di un gruppo che l’ha acquisita come L1. Questo terreno comune dovrebbe anche rendere possibile lo sviluppo di piani per ciascuno di noi su come crescere professionalmente e diventare gli insegnanti migliori possibili

Herbert ha poi presentato una visione di un mondo dell'insegnamento in cui tutti noi – sia madrelingua che non madrelingua inglesi – diventiamo consapevoli delle pressioni cui siamo sottoposti e dei nostri punti di forza individuali da celebrare. Ma allo stesso tempo diventiamo anche consapevoli che nessuno è perfetto – facendo del nostro meglio, impegnandoci a creare visioni e piani chiari su come formarci ulteriormente. Inoltre, potremmo apprezzare l'opportunità di imparare gli uni dagli altri, di essere pronti a supportarci a vicenda e a valorizzare le opportunità offerte dalle differenze individuali per il bene di tutti i coinvolti.

L’autore ha proseguito discutendo una serie di aree che alcuni di noi potrebbero voler approfondire per lo sviluppo professionale, ad esempio lingua, pedagogia, psicologia, ricerca sul cervello/neurobiologia e apprendimento.

Dopo una breve sintesi del suo intervento, Herbert ha approfondito due recenti studi di ricerca educativa particolarmente impressionanti, offrendo agli insegnanti importanti approfondimenti sul mondo interiore degli studenti e interessanti opportunità per arricchire il proprio insegnamento, creare un miglior rapporto con i propri studenti e aiutarli a ottenere maggiori successi accademici.

Per approfondire:

Padroneggiare il prompt: ottimizzare l'apprendimento linguistico nell'era dell'IA generativa

Nella sua sessione, Sarah Ellis ha discusso il grande potenziale degli strumenti di IA generativa nell'insegnamento della lingua inglese (ELT) e ha sottolineato l'importanza di utilizzare questi strumenti in modo responsabile e con motivazioni pedagogiche chiare, non semplicemente per il gusto della novità. La chiave del successo è identificare dove questi strumenti possono meglio supportare le esigenze e gli obiettivi dell'insegnamento. Sono state esplorate idee pratiche informate dalla ricerca Cambridge sulla competenza digitale e sul pensiero critico tratte dal Cambridge Life Competencies Framework, allo scopo di migliorare le abitudini didattiche e arricchire l'apprendimento degli studenti.


Sarah Ellis durante la sua sessione sull'IA generativa a Firenze

La sessione ha evidenziato sette componenti chiave per scrivere prompt efficaci per l'IA:

  1. Descrizione del ruolo: definire il ruolo del bot.
  2. Istruzioni: fornire istruzioni chiare, dettagliate e attuabili.
  3. Contesto: dare le informazioni contestuali necessarie.
  4. Contenuto di input: includere qualsiasi contenuto che il bot deve modificare o analizzare.
  5. Esempi: fornire esempi per guidare il bot.
  6. Indicazioni e formato: specificare il formato, lo stile e il tono desiderati.
  7. Possibilità di fare domande: incoraggiare il bot a fare domande se necessario.

Altri consigli aggiuntivi per la scrittura di prompt includono la pianificazione del prompt, la considerazione della lunghezza della risposta e l'uso efficace della punteggiatura. Infine, la sessione ha illustrato come sia importante sperimentare con i prompt e adattare i suggerimenti per diversi tipi di bot per ottenere il risultato desiderato.

Per approfondire:

Autore: Gabriele Scollo – Content Marketing Executive, Cambridge University Press & Assessment, Italy


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