Oggi Ollie ci parla di "Teacher Talking Time". Perché è importante ridurlo e che impatto ha sugli studenti? Lo scopriremo in questo articolo, che ci regala anche alcuni preziosi consigli per rendere le nostre lezioni più coinvolgenti!
Cos’è il TTT?
Innanzitutto, chiariamo cos’è il TTT. È un acronimo che può essere parafrasato come “tempo di parola dell’insegnante” e indica in modo semplice quanto tempo della lezione viene occupato dall’insegnante che parla e trasmette i contenuti in modo diretto.
Perché ridurre il TTT?
È importante domandarsi che impatto abbia sugli studenti per comprendere perché sia necessario ridurre questo tempo. Quando il TTT diventa troppo esteso significa che gli studenti sono relegati ad un ruolo passivo durante la lezione. Pensala in questi termini: se gli studenti sono in silenzio, non sono coinvolti, e non coinvolgerli porta inevitabilmente a perdita di concentrazione, noia e riduzione dell’apprendimento. Un TTT alto è spesso il risultato di un eccesso di informazioni che stiamo trasmettendo agli studenti, ad esempio una regola grammaticale o il significato di un vocabolo, informazioni che potrebbero benissimo trovare da sé
Inoltre, se l’insegnante si pone con un ruolo dominante in classe, iniziando la discussione, coordinando i turni di parola e soppesando i commenti, gli studenti assumono unicamente un ruolo di risposta. Un alto TTT limita l’autonomia degli studenti. Questo perché se siamo costantemente in controllo, allora gli studenti si faranno sempre meno carico del loro processo di apprendimento in quanto aspetteranno sempre il nostro benestare per qualunque azione in merito.
Addentriamoci quindi in alcune strategie per ridurre il TTT e spronare gli studenti a rivestire un ruolo più attivo.
Il valore del silenzio
Talvolta può risultare difficile osservare gli studenti in difficoltà con un esercizio, ricordati però che hanno bisogno di tempo e silenzio per processare le informazioni. Resisti alla tentazione di guidare gli studenti attraverso ogni passaggio e assumi invece un ruolo di osservatore. Analogamente, impara ad apprezzare il tempo dedicato al ragionamento. Spesso ci preoccupiamo di dover mantenere alto il ritmo della lezione e quindi può apparire strano allocare tempi di silenzio e riflessione prima di interpellare gli studenti. Ebbene, respingi quell’impressione che ti spinge a pensare che perderai l’attenzione degli studenti perché, in realtà, attraverso il tempo di riflessione allocato, la qualità e la durata dei loro interventi non potrà che beneficiarne. Lasciare momenti di riflessione, invece di lanciarsi subito nel vivo dell’argomento spiegandolo, permette di incrementare l’aspettativa e la partecipazione in quanto un maggior numero di studenti sarà pronto ad intervenire.
Abbandona la tua posizione frontale
È molto più facile cedere al ruolo di “presentatore” quando si passa tutto il tempo alla lavagna di fronte alla classe. Prova occasionalmente a sederti di lato o nel posto di uno studente assente e a utilizzare istruzioni come “Avrei bisogno di qualcuno che ci mostrasse/spiegasse...” Può essere un’ottima strategia per spingere gli studenti a parlare di più e per più tempo, avendo rimosso te stesso dal ruolo di facilitatore a cui fare riferimento costantemente durante tutta la lezione.
Non spiegare, aiutali a dedurre
Se poni agli studenti esempi chiari e domande guida adeguate, spesso non hanno bisogno che qualcosa gli venga spiegato esplicitamente. Questa scoperta guidata porta ad una comprensione migliore e ad un apprendimento più solido. Inoltre, prova a organizzare attività in coppia così che tutti gli studenti possano avere l’occasione di cimentarsi con in nuovi contenuti in modo diretto.
Utilizza domande e stimoli
Invece di dire agli studenti cosa pensi del loro lavoro di gruppo, per esempio, chiedi loro di riflettere su quello che hanno prodotto: “Come avete scelto di risolvere…”. Oppure, invece di “Ritorna sulla domanda numero tre. C’è un errore.” prova con “Come siete arrivati alla risposta numero tre?” Non solo queste domande produrranno l’effetto di far parlare gli studenti piuttosto che te, ma gli darà occasione anche di riflettere su loro apprendimento e di spiegare cosa hanno compreso.
Riformulare i feedback
Fai in modo che siano gli stessi studenti a scambiarsi feedback sul proprio lavoro. Può essere fatto in coppia oppure utilizzando le chiavi di correzione. Un'altra tecnica utile è quella di nominare lo studente. In questo caso, uno studente che ha risposto a una domanda ha la possibilità di sceglierne un altro per rispondere alla successiva e così via. Mantieni il tuo ruolo nel dare feedback solo per le domande più complesse e non per ogni esercizio.
Non complicare troppo le cose
Le istruzioni dovrebbero sempre essere semplici, lineari e trasmesse con poche parole adeguate e ripetute solo se strettamente necessario, non ricorrendo alla riformulazione. Poni delle semplici domande per controllare subito la comprensione di quanto detto (vedi punto successivo). Se le istruzioni sono state veicolate in modo chiaro e semplice e la comprensione delle stesse controllata, non dovrebbe esserci alcuna necessità di rispiegare o interrompere l’attività in corso per impartire nuovamente le stesse spiegazioni.
Non chiedere mai “Avete capito?”
Ogni volta che si chiede agli studenti “Avete capito?”, avrai probabilmente notato che raramente ottieni una risposta reale. Quindi ti troverai o ad andare avanti senza che loro abbiano capito e prima o poi finirai per ripetere quello che hai già detto. Invece, poni delle domande focalizzate a far emergere la mancanza di comprensione oppure chiedigli di spiegare a parole loro cosa hai detto.
A questo punto hai due opzioni: possono direttamente dirlo a te oppure svolgere un rapido Think-Pair-Share (TPS), letteralmente "pensa-coppia-condividi". Questa è un’attività di apprendimento collaborativo in cui gli studenti lavorano insieme per risolvere un problema o rispondere a una domanda. Questa strategia presuppone che gli studenti debbano pensare a qualcosa in modo individuale prima di sistemarsi a coppie e condividere le loro idee. Discuterne con un partner massimizza la partecipazione, focalizza l’attenzione e coinvolge gli studenti.
Un ultimo consiglio
L’entità del TTT in qualunque lezione dipenderà da fattori come il tipo di studenti e quanto già sanno, la fase della lezione, l’ora della giornata scolastica in cui si svolge la lezione e il contenuto della stessa. Nonostante ciò, il TTT da considerare adeguato si aggira attorno al 30% della lezione e non deve comunque mai essere superiore a dieci minuti di fila.
Autore: Ollie Wood - Insegnante, teacher trainer e autore
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